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Poesia di remonticismo

Tradutto: Rachele Castelluci

Bosnia
(Branko Ćopić)

La Bosnia è una terra gremita di beltà,
dei tremiti della foresta e dell'acqua i bagliori,
ad adornarne le città,
su cui navigano nuvole dai glauchi colori.
Sembra che sia incantata la terra
attraverso cui il drago la fata rincorra.

Tacciono solenni le profonde vette
senza la voce dell'uomo, nell'ombra tranquilla,
è qui che l'orso scende per strade segrete,
e di notte il gufo saggio bubbola.
Nelle radure, tutto è sembianza,
al chiaro di luna le fate ballano la loro danza.

E gli scoiattoli – di corsa, di fretta –
trecento codine e mille zampette! –
riescono a mettersi la Bosnia sulla testa.

Lo spirito del minatore in pompa magna vanga
con il piccone, la lampada e la barba lunga,
nel cristallo picchia, disfa le pietre,
dentro la Bosnia cerca le vecchie miniere,
scava sotto terra una montagna ferrosa
asciuga le calze di lana alla sorgente focosa.

Sul monte la rupe trema come fosse in vita,
su di lei scorre e scende l'acqua gelida,
come perla la più piccola goccia sfuma.
Ma già nello stretto, come argento splendente,
si rompe sulle pietre scoscese il torrente
e forma la prima cascata di schiuma.

Infine – guarda – il fiume si avvolge,
la corrente veloce al centro si infrange…

Bosnia
Nenad Veličković

La Bosnia è una terra gremita di beltà
di acqua torbida e di campi minati,
ad adornarne le città trincee in quantità
su cui navigano violenti rapaci.
Sembra che sia una terra sporca
quella in cui il governo a rubare e pagare esorta.

Tacciono solenni le case distrutte
senza il vecchio tetto nell'ombra tranquilla
il fucile scende per strade segrete
e di notte pulisce la sua sporca spoglia.
E allora ti sembra, in un momento,
che danzino i cancari al parlamento.

E gli spacciatori, con la droga buona
trecento pasticchine e siringhe più di una
la Bosnia in Occidente trasformano senza fatica alcuna.

Lo spirito dell'Europa qui si riempie i borsoni
e trae profitto dalle conversioni.
Investe un sacco di soldi nelle vecchie imprese
con l'interesse assicurato delle masse.
Smercia le medicine e il cibo scaduti
e con l'agnello pulisce i soldi sporcati.

Sul monte gli alberi stanno stesi come in vita
scorre su di loro la pioggia acida
mentre brucia anche la più piccola foglia.
Alla legge, scuote la testa, in parlamento,
una testa sudata, splendente come l'argento
e il primo guadagno pulito si piglia.

Infine guarda, il dollaro ride.
Come se a noi nessuno mai ci vide.

 

La poesia del giardiniere

Ovunque tu veda un bel posto
Piantaci i natali.
Ciò che è il tallone per Achille
Per il governo sono i famigliari.

Ovunque tu veda un bel posto
Trapiantaci i tuoi cari.
Che vendano la cittadinanza
All'ambasciata, i tuoi compari.

Ovunque tu veda un bel posto
Impiantaci tua figlia.
Ciò che è il seme per le piante
Per il ceppo è la scintilla.

Ovunque tu veda un bel posto
Stabiliscici i tuoi vecchi.
Che almeno fiorisca la vecchiaia
Quando i giovani se ne sono andati in parecchi.

Ovunque tu veda un bel posto
Seminaci il tuo popolo.
Il popolo ha il cuore nobile
Ti ricompenserà

 

Proverbi

La spada non taglia la testa obbediente.
All'apparire degli uccelli il seme in terra non gettare.
Girando intorno si arriva vicino, ma con una scorciatoia immediatamente.
La botte piena e la moglie ubriaca non si possono avere.

Chi ci guarda dal guardiano?
Il lupo perde non il vizio ma il pelo.
Quando siamo in ballo, ballare dobbiamo.
Cade sovente chi troppo in alto vola.

Pan per focaccia non rendere.
Perisce di spada chi ferisce di spada.
La madre degli eroi per prima vedrai piangere.
La lingua parla e il sedere paga.

Chi troppo vuole nulla stringe.
Sono due le pecore ad allattare l'agnello suadente.
Dov'è la felicità c'è anche chi piange.
Ha paura della lucertola chi è stato morso dal serpente.
Misura tre volte e taglia una sola.
Fingi, ungi e nutriti di pane.
Non farlo e non avrai paura. Prima pensa poi parla.
Meglio un uovo oggi che una gallina domani.

 

POESIA PATRIOTTICA

Ei Bosniaci
(rimata per un rap)

Burek pita, pita agli spinaci
carne d'agnello e insalata di cipolla.
Che gli esca l'anima dal naso
a chi la Bosnia trastulla.

Dolma, japrak, polpetta
Che il pane lieviti, che la sarma si cuocia.
Che si soffochi se Dio lo vuole,
Chi per la Bosnia spaccia.

Cinque in mezzo con tanta cipolla,
La carne di vitello sotto la sača a cuocersi…
Che un fulmine secchi chiunque
Alla Bosnia voglia dedicarsi.

Sporcano la šljivovica, la grappa di vimine, il pelinkovac,
Il maraschino e la loza,
Che debba seguire la dieta del convalescente
Chi rende la Bosnia schifosa.

Tufahija, boza, halva
Fildžan, džezva, caffè, zolletta .
Che resti a mani vuote
Chi la Bosnia punzecchia.

Buffet, coctail, pranzo, aperitivo,
limousine e ristoranti…
Che sia maledetto il traditore
Della patria venditore!

 

Non c'è più, ora c'è

Non c'è più il giorno nero
C'è la schiavitù bianca.
Non c'è più la casa vecchia e stanca
C'è il nuovo cimitero.

Non c'è l'anima, ci sono le cose.
La crisi è finita.
Non c'è più il vecchio passaporto ma le rigorose
Carte nuove per il visto di uscita.

Non ci sono le scartoffie e il tribunale.
Ci sono la frusta e la carota.
Ciò che era il partito popolare
Ora la chiesa è diventata.

Non c'è più Ivo Lola.
C'è la nuova scuola.
C'è la macchina nuova che un tempo era.
Non c'è più la bandiera.

Non ci sono più le gambe di allora
C'è il nuovo bastone a cui ci si aggrappa.
Non c'è Tito, c'è Dio ora.
E una nuova nafaka.

Ci sono nuovi confini. Non c'è più lo Stari most.
Dai fertili terreni
Riemergono le ossa.

Non c'è più l'anima morbida.
C'è il duro cuore.
C'è la droga non ci sono le cure.
La tristezza come una montagna.

Non c'è più il blu del mare.
C'è l'acqua con i suoi giallori.
Non si dice più ciao per salutare.
Ora sono tutti signori.

C'è la guerra, non ci sono i fucili.
Ci si rivolta il passato.
C'è l'estraneo, non più i fratelli.
Non ci sono più parole né fiato.

 

Sonetto

Dollari green.
Rosso il blood.
Ladri in.
Misericordia, God.

Conveniente il Blut.
Caro il Brot.
Il marco tedesco, good.
Misericordia, Got.

Nafta, fine.
Droga, cool.
Il visto, nain.
Cimitero, full.
A vivere sono restio.
Misericordia, Dio.

 

Poesia preelettorale

E’ tempo di elezioni anche quest'anno
Brinda, alza il bicchiere ai minatori
Ma già domani, quando ti voteranno
ruttagli in un occhio ai tuoi sostenitori.

Salutali nelle fonderie gli sporchi operai.
Mentre fondono l'acciaio così resistente
Ma già il giorno dopo il quale le elezioni vincerai
Scoreggiaci sul fuoco di quella gente.

Al metalmeccanico, se osa fiatare,
Digli gentilmente di stare muto.
E quando lo champagne farai stappare
Pisciagli sul tornio su cui ha lavorato.

Agli invalidi e ai veterani senza gloria
Porgigli dal palco la tua mano.
Ma quando albeggia la vittoria
Scaccolati su di loro e su ciò che avranno.

Non dimenticarti del pensionato
è il Tuo elettore più sincero.
Promettigli misure di emergenza per lo stato
E poi accompagnalo al cimitero.

Al bimbo senza padre né madre
Rendi l'infanzia dorata.
Mettigli le favole sotto al cuscino per sognare
e poi nella sua culla vomita.

Ora inginocchiati davanti a Te
Brinda, ingoia, ingurgita…
Dimentica le tue parole già dette
e cagati addosso per tutta la vita.

 

La poesia del milite ignoto

Tira, picchia, spezza, istiga,
mordi, sgozza, calpesta, incendia,
infuriati, grida, sbotta, lega,
stendi, solleva e scopa.

Uccidi, violenta, ruba, tieni,
caccia, taglia, falcia, pugnala,
colpisci, comprimi, radi al suolo, brucia,
distruggi e libera.